lunedì 23 novembre 2009

Cloud computing: nuvole o aria fritta?

In informatica, con il termine cloud computing si intende un insieme di tecnologie informatiche che permettono l'utilizzo di risorse hardware (memorizzazione, CPU) o software distribuite in remoto. (Wikipedia).

Per spiegarci meglio, è la possibilità di memorizzare i nostri dati su Internet oppure di utilizzare i programmi, non più residenti sul nostro PC, bensì in rete.
In particolare questo è il metodo scelto dalla Microsoft per il prossimo Office (il numero 2010) e dalla Google per il neonato sistema operativo (Chrome Os).
1. La Microsoft “offrirà” gratuitamente la versione Web di Office. Basterà collegarsi a Internet e potremo utilizzare versioni più “snelle” di Word o Excel (non dovremo più installarli sul nostro pc, ce li troveremo su una pagina web).
2. Google si presta a distribuire il suo nuovo Sistema Operativo. In pratica il pc all’accensione apre la finestra del browser Chrome (di Google), si collega a Internet e lì trova tutte le applicazioni per lavorare: Gmail, Voice, Wave, YouTube, Picasa, Doc e così via.

A detta dei "signori del marketing", vantaggi comuni alle suddette applicazioni saranno:
  • Minor costo, anzi in alcuni casi costo zero.
  • Minor utilizzo delle risorse hardware e quindi maggiore velocità di esecuzione. Il programma verrà elaborato sui server Internet e non sul proprio computer.
  • Più sicurezza: se è in corso un attacco, l'applicazione incriminata verrà chiusa.
  • Costo inferiore per lo storage: il costo di un server da tenere in ufficio su cui memorizzare i dati aziendali (installazione, cablaggio e manutenzione), è sicuramente superiore a quello che offrono servizi quali AmazonS3 (20$/mese per 10 GB) o Google (25$/anno per 25 GB).
  • Possibilità di accesso ai dati indifferentemente da smartphone, pc Win o Mac. Questo grazie ai protocolli comuni di Internet.
  • Backup insito: se si brucia l’hard disk della vostra macchina i dati non vengono persi perché si trovano su Internet.
Invece gli svantaggi potranno essere:
  • Primo su tutti la riservatezza, la tanto sbandierata privacy. Già adesso la società Google viene criticata per non essere molto chiara sul trattamento dei dati dei propri clienti. I servizi Toolbar e Gmail, nelle configurazioni standard, danno la facoltà alla “Grande G” d’utilizzare le informazioni dei clienti (come da contratto, che nessuno MAI legge). In base a questo, cosa potrà succedere se sui server di queste multinazionali rimarranno i nostri dati contabili, e non come succede adesso, solo quelli della navigazione e delle nostre Email?
  • Secondo. Quant’è efficiente la sicurezza di questi server nei confronti di attacchi? (Qualsiasi hacker smanierebbe per mettere le mani su un bottino così ricco). Un semplice attacco Denial of service sarà sicuramente contrastato?
    Ma soprattutto: Noi ne verremo mai a conoscenza? Diritto legittimo dato che le informazioni sono di NOSTRA proprietà.
    Non credo. Ricordate che Chernobyl all’inizio era solo un semplice incendio per la TV russa?
  • Terzo: L’informatica NON E’ Internet. Perché devo essere costretto ad un contratto ADSL Flat se voglio usare i programmi del mio PC? E se Internet si blocca?
  • Quarto. E se dopo aver monopolizzato l’ICT, un’azienda cambiasse rotta e decidesse improvvisamente di far pagare il proprio servizio? Questi programmi non sono Open Source.
Comunque un consiglio personale: mai affidarsi ad una sola tecnologia quando si parla di questioni così importanti.

Ricordate quando nel film War Games affidano la sicurezza nazionale ad un WOPR?
Forse “la mossa vincente è non giocare”. Staremo a vedere.

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